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Varie

Il sonno e perchè si dorme

Perchè dormiamo?

“Perchè abbiamo sonno! “, disse un simpatico vecchietto, qualche tempo fa…

Ma cerchiamo di andare oltre, in questo breve articolo..

Il sonno è uno stadio fisiologico e comportamentale molto antico e comune a molte specie animali.Non è esclusiva dei mammiferi poichè stati molto simili al sonno sono presenti anche in vertebrati inferiori e persino in invertebrati.

Interessante il comportamento ipnico di alcuni cetacei come i delfini e alcune specie di foche. Nei delfini (Tursiops trucaturus) è stata osservata un’asimmetria emisferica durante il sonno sincrono, con sincronizzazione alternante dei due emisferi. (Muk hametov 1984,1995) . Questi cetacei non hanno sonno paradosso, tale condizione adattiva permette ai delfini di non cadere vittime dei predatori. La scomparsa di questo processo attivo del sonno presenta un notevole interesse filogenetico, se si considera il loro alto indice di encefalizzazione. (Jerison, 1976)

Nei rettili  sono presenti degli spikes aritmici di ampio voltaggio i quali sembrano rappresentare la sincronizzazione dei mammiferi, mentre non sembra essere presente il sonno paradosso (klein, 1963.)

Negli anfibi sulla base sullo studio della loro attività motoria, respiratoria, cardiaca e dalle registrazioni EEG è possibile ipotizzare la presenza di uno stato simile al sonno (karmanova 1982.)

Utilizzando gli stessi parametri valutativi è stato notato anche nei pesci uno stato d’inattività che può essere interrotto con uno stimolo, correlando questo stato a un’analisi spettrale dell’EEG è possibile ipotizzare diversi stati di sonno. Il sonno paradosso non è stato notato in questa specie (karmanova 1982).

Negli invertebrati non si può parlare di sonno ma di cicli riposo- attività e comportamenti simil-sonno (Tobler 1984).Ad esempio alcuni crostacei possono restare immobili per diverse ore muovendo ritmicamente le appendici, presentando inoltre una ridotta risposta agli stimoli sensoriali (Arechiga, 1995).

Lo stesso tipo di comportamento è descritto anche nello scorpione e nella cucaracha. Tobler 1995.)

Uno degli aspetti principali della filogenesi del sonno riguarda il sonno paradosso e il rapporto che questa fase ha con il livello di encefalizzazione (Jerison 1976.)

Poiché il sonno REM appare sicuramente solo nei mammiferi, il cui grado di encefalizzazione è elevato, è ipotizzabile una relazione con lo sviluppo della corteccia cerebrale e dell’intelligenza. Di contro, il sonno non REM, sembra implicato in quei processi fisiologici, metabolici e di recupero tesi ad assicurare la sopravvivenza della specie(Mancia 1996.)

Queste considerazioni fanno ipotizzare che il sonno NREM sia il più antico, facendo la sua comparsa nell’era Paleozoica. Il sonno REM è sicuramente più giovane è probabilmente è apparso nell’era mesozoica (Tobler, 1984).

Probabilmente le diverse fasi del sonno sono un’evoluzione di un sonno più primitivo, che si è andato modificando in relazione a molteplici fattori ambientali e organici.

Un altro aspetto molto interessante nasce dall’osservazione della grande variabilità del fabbisogno ipnico nelle varie specie. L’osservazione in cattività ha permesso di verificare che non è la parentela evolutiva che stabilisce la durata del sonno. Il fabbisogno di sonno sembra essere significativamente correlato con le dimensioni dell’animale.

Animali più grandi hanno bisogno di dormire meno.

La spiegazione risiede nel fatto che gli animali piccoli hanno tassi metabolici più alti e maggiori temperature cerebrali e corporee rispetto ai grandi animali.

 TEORIA DEL RECUPERO.

Secondo questa ipotesi, il sonno è essenziale per il rilancio e il ripristino dei processi fisiologici, che mantengono il corpo e la mente sana e ben funzionante.

In effetti, l’omeostasi (capacità di autoregolazione degli esseri viventi, importantissima per mantenere costante l’ambiente interno nonostante le variazioni dell’ambiente esterno) si sgretola nello stato di veglia e il sonno interviene come riparatore per ripristinarla.

In rapporto a tale teoria sono stati proposti tre meccanismi principali:

  • La necessità di eliminare una sostanza, che si accumula nel corpo durante l’attività.
  • La necessità di effettuare un processo essenziale di sintesi chimica, che è inefficace o impossibile durante la veglia.
  • Consentire il recupero di componenti e percorsi neurali, sovreccitati durante la veglia.

La conseguenza di tali premesse sta nel fatto che la privazione del sonno deve produrre effetti nocivi, come peraltro sperimentato.Questa teoria suggerisce, che la fase NREM è importante per questo recupero fisico, organico, metabolico, mentre quella REM è molto importante per le funzioni cerebrali superiori e mentali.Da notare che il supporto a essa deriva da una dimostrazione scientifica, secondo la quale i periodi di aumento del sonno REM seguono ai periodi di privazione del sonno e d’intensa attività fisica.Peraltro, durante il sonno, aumenta anche il tasso di divisione cellulare e la sintesi delle proteine, a conferma della teoria stessa. Inoltre, dormiamo per più tempo durante le malattie e lo stadio REM si esprime maggiormente durante il recupero da lesione cerebrale, elettroshockterapia e sindrome da astinenza.In appoggio tale teoria gli studi di Shapiro e colleghi nel 1981, hanno rilevato nei maratoneti un sonno di un’ora e mezzo più lungo del normale nelle due notti seguenti la gara di circa novanta chilometri.
Se il sonno non fosse indispensabile, l’evoluzione, perchè si sarebbe portata dietro un comportamento che occupa quasi la metà del tempo della nostra vita?

Dr. Massimiliano Di Liborio

3 Maggio 2016by admin
rapporto allenatore atleta

Il rapporto Allenatore-Atleta

Il rapporto allenatore atleta; una questione di chimica?

Per comprendere meglio le tematiche che vertono il delicato e importante rapporto esistente tra un allenatore ed un atleta, è più che mai necessario fare delle dovute precisazioni. La costituzione e il mantenimento di tale rapporto è caratterizzato da almeno un paio di aspetti fondamentali: Il primo verte sulla differenza tra atleti professionisti e  dilettanti, il secondo sulla differenza squadra/ singolo atleta.

Appare più che chiaro che il rapporto esistente tra un giocatore professionista e il proprio allenatore è ben diverso e regolamentato da quello esistente quando si tratta di atleti dilettanti, come appare chiaro che un conto avere un atleta e un altro è guidare un team.
Fatti questi necessari distingui, entriamo maggiormente nel dettaglio.
Oltre che essere un conoscitore di tattiche e schemi, un buon allenatore deve essere anche un bravo motivatore, un uomo o una donna che sappia affiancare l’atleta nella sua crescita e che sappia, perciò, aiutarlo nel cammino. Per moltissimi aspetti, nel senso più lato della parola, deve essere in grado di “pendersi cura” e in grado di personalizzare il proprio operato.
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22 Febbraio 2016by admin
rapporto allenatore atleta

L’allenatore avverso

L’allenatore avverso (e divagazioni sul tema).

Quando si parla di sport, si parla di molte cose. Sicuramente uno dei protagonisti dello Sport, a cui è assegnato un delicato compito, è quello del coach. A questa figura è richiesto di sviluppare tutta una serie di competenze e comportamenti:

  • Competenza
  • Intelligenza emotiva
  • Impegno
  • Costruire la fiducia
  • Saper comunicare
  • Prendersi cura
  • Leadeship

Attraverso queste competenze e comportamenti l’allenatore può influenzare il comportamento dei propri atleti e dei propri collaboratori.

Esistono due tipi di approcci che sono in Continue reading

9 Febbraio 2016by admin
Psicologia Clinica, Stress

Stress: come riconoscerlo e come combatterlo

burnout brennender StreichholzStress, un parola forse abusata,  che nel tempo ha perso parte del  suo vero significato conservando solo un accezione negativa.In questo articolo cercheremo di approfondire il concetto di Stress e di provare a formulare qualche risposta a chi si domanda se sia possibile combatterlo.Questo articolo nasce sulla base di un incontro con i genitori che abbiamo tenuto con una scuola calcio. In realtà di cose ne sono state dette molte di più, ma come spesso succede in queste costruttive occasioni, certi discorsi prendono forma solo all’interno del contesto.


L’American Psychologist Association ha constatato che dal 75% al 90% delle visite ambulatoriali effettuate dai medici ogni giorno, sono dovute a malattie e disturbi fisici e mentali collegati allo stress.


 

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2 Febbraio 2016by admin
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